martedì 8 ottobre 2013

traghetto 2.0

Altro non- luogo al pari dell'Autogrill è il traghetto.
E come dicevo nel post precedente, alla fine siamo tornati in Corsica, perché a noi insicuri viaggiatori, tornare nel luogo " del delitto" dà tanta sicurezza.
E visto che noi siamo anche viaggiatori un po' pigri, figuriamoci se andavamo fino a Vado per imbarcarci (quattro ore e mezzo di traversata), ma no, siamo partiti direttamente da Genova, dieci ore giuste di traversata notturna.
Una volta a bordo alla reception ci viene data una card come chiave della cabina e il numero della cabina è il 237.
Come la camera 237 dell'Overlook Hotel di Shining.
Direi di buon auspicio, se solo il traghetto avesse anche il nome di "Titanic" invece di un banalissimo "Corse", oserei quasi parlare di botta di culo.
Ci avviamo verso la famigerata cabina e già sentiamo odore di fumo, è interna ed è l'ultima, dopo di quella solo la parete della nave.
Praticamente una discesa agli inferi.
Io propendo per un cambio di cabina, risaliamo verso "il Paradiso" ma la tipa che sta alla reception ci spiega che non puo' cambiarla perché ormai ne abbiamo preso possesso.
Quindi ci sentiamo posseduti e predestinati.
Evviva.
Sul traghetto esistono anche quegli ameni posti dedicati ai bambini, tipo il gioco delle palline colorate.
Il bello consiste nel fare uscire le palline fuori dalla "gabbia" per farle rotolare fra i piedi dei passeggeri e farli ruzzolare per terra come birilli.
Evitamo la zona bambini molesti e ci dirigiamo verso quella più tranquilla del bar finto pub scozzese con pareti tartan e con degustazione di Cognac a prezzi che "con quei soldi mi facevo direttamente una crociera di quindici giorni".
Optiamo per un sacchetto di patatine e una birretta, mentre la cassiera perde le bave su Gabriel Garko che imperversa su un mega schermo facendo su e giù su una tipa in una fiction televisiva.
Torniamo verso gli inferi e quasi mi sembra di vedere le gemelle di Shining che mi guardano insistentemente, ma penso sia solo l'effetto della birretta.
I letti sono a castello e di metallo, della serie il marito che dorme al piano di sopra se solo cedesse mai il letto mi schiaccerebbe tipo macigno.
Ovvio che non riesco a dormire e tutte le volte che alzo la testa la sbatto sul letto di sopra, se muovo troppo i piedi li sbatto sulla scaletta del letto a castello, se alzo la testa e muovo i piedi contemporaneamente occorre chiamare l'estrema unzione.
Sento rumori molesti, la mia immaginazione vola e riesco a convincermi che fuori ci sia mare forza nove e che un'onda alta come un palazzo di quindici piani ci stia per travolgere.
Esco e torno " a riveder le stelle", vado sul ponte e il mare è calma piatta con tanto di luna piena.
Nessun Iceberg all'orizzonte, solo persone che dormono sul ponte nei sacchi a pelo, questo lo so, perché sono appena inciampata su uno di loro e c'è mancato poco che mi buttasse in mare.
Alla fine riesco a dormire, anche se alzandomi per fare pipì, tirando la catena ( che fa un rumore che neanche il Folletto aspiratutto quando ti fanno la dimostrazione in casa), ho il terrore che aspiri anche il mio culo con me appresso.
Il giorno dopo tutti in fila per tre con il resto di due in zona colazione dove ci è impedito di farla in piedi, mi sembra di essere in un film fantozziano in quelle vacanze lager dove ti indicano quando e cosa fare, tipo catena di montaggio, in questo caso prendere la tazzina di caffè e la brioche e portarsi tutti verso i tavolini, vietato sgarrare, pena rivedersi la fiction con Garko che ci dà che ci dà.
L'altoparlante ci comunica di predere possesso dei nostri mezzi e per le scale si gioca a"tutti contro tutti" tentando di battere il nuovo Guinness dei Primati su quante persone stiano tutte insieme su tre rampe di scale contorcendosi in varie posizioni ad incastro come nel gioco Twister.

E finalmente si sbarca, sudati, un po' ammaccati ma felici di iniziare la vacanza o di lasciare finalmente il traghetto.

Sì direi la seconda, la accendiamo.


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